Le ruine del Purgatorio
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Secondo i Vangeli, alla Morte del Cristo sulla Croce seguì un tremendo terremoto che squassò la Terra fin nel profondo. In base alla Cosmogonia dantesca, quel fenomeno comportò stravolgimenti, sia nelle viscere del pianeta che sulla sua superficie, che hanno lasciato dei segni indelebili. Nominate esplicitamente solo un paio di volte, questi segni sono le "ruine", formazioni rocciose di fondamentale importanza e che costituiscono una sorta di corollario a coronamento di quanto descritto finora. Sebbene in un primo momento si possa credere che le "ruine" o ad esempio, la "ruina" a cui si fa cenno nel V canto dell'Inferno, sia presente solo lì, questo non è esatto: esse, perché costituiscono una serie di strutture articolate e complesse, sono presenti in entrambi i Regni. Al fine di descrivere qui quelle appartenenti al Purgatorio, sarà bene ripercorrere i passi del Poeta nella sua scalata al Monte. La seguente terzina descrive il passaggio per salire alla "piaggia":
in cui si evince in modo piuttosto evidente come la fenditura nella roccia derivi da un processo naturale (come può esserlo un terremoto) e non da una lavorazione ad arte, in base all'espressione "sasso rotto". Si è visto che i poeti accedono al Monte nel punto di levante dell'Isola, per poi procedere verso l'interno seguendo fondamentalmente un'unica direzione (o direttrice), a cui corrisponde una fenditura:
Poco allungati c'eravam di lici,
quand'io m'accorsi che 'l monte era scemo,
a guisa che i vallon li sceman quici.
Purg VII, vv. 64-66
Dalla Valletta dei Principi, santa Lucia trasporta Dante sulla soglia della Porta del Purgatorio, all'accesso della quale si trovano tre scalini, di cui uno presenta delle spaccature:
Era il secondo tinto più che perso,
d'una petrina ruvida e arsiccia,
crepata per lo lungo e per traverso.
Purg IX, vv. 97-99
La frattura dello scalino centrale si sviluppa in due direzioni trasversali: una dovuta alla spaccatura lungo la direttrice di accesso al Monte, l'altra dovuta alla fenditura che corre lungo la circonferenza alla base delle Cornici; Virgilio infatti fa notare come la sommità del Monte appaia separata dal resto: "vedi l'entrata là 've par digiunto".
Oltrepassata la Porta, i due poeti fanno il loro ingresso alla Cornice dei superbi passando per una fenditura nella parete, la cui natura e aspetto ricordano quelli già descritti per l'accesso alla "piaggia":
Noi salavam per una pietra fessa,
che si moveva e d'una e d'altra parte,
sì come l'onda che fugge e s'appressa.
Purg X, vv- 7-9
Si parla di "pietra fessa", cioè stagliata e non lavorata ad arte. Da questo momento in poi sarà più facile descrivere l'accesso al Monte, distinguendo i passaggi per le varie Cornici in due gruppi fondamentali: dalla prima alla quarta e dalla quarta al Paradiso Terrestre.
Analizziamo i passaggi del primo gruppo.
Dopo aver percorso la prima Cornice, Dante e Virgilio accedono alla seconda seguendo le indicazioni fornite dall'Angelo guardiano:
Menocci ove la roccia era tagliata;
Purg XII, v. 97
Indubbiamente si tratta di una lavorazione ad arte, quando si parla di "roccia tagliata", ovvero siamo in presenza di scale e non di fratture.
Il varco dalla seconda alla terza è così descritto:
... «Intrate quinci
ad uno scaleo vien men che li altri eretto»
Purg XV, vv. 35-36
qui il riferimento alle scale è addirittura esplicito.
Da ultimo, l'accesso dalla terza alla quarta:
Così disse il mio duca, e io con lui
volgemmo i nostri passi ad una scala;
Purg XVII, vv. 64-65
dove si fa di nuovo riferimento alle scale.
Segue il secondo gruppo, che ha inizio con il transito dalla quarta alla quinta Cornice:
... «Vieni
di retro a noi, e troverai la buca.
Purg XVIII, vv. 113-114
In questo caso si parla di buca e non più di scale realizzate secondo un intervento diretto.
Il transito dalla quinta cornice alla sesta:
sì ch'or mi parran corte queste scale.
Purg XXII, v. 18
dalla sesta alla settima:
uno innanzi altro prendendo la scala
Purg XXII, v. 8
e infine dalla settima alla cima:
Come la scala tutta sotto noi
fu corsa e fummo in su 'l grado superno
Purg XXVII, vv. 124-125
nei quali cui si torna a parlare di scale.
La terza "ruina" non viene raggiunta e infatti Dante non ne fa cenno, poiché si trova in direzione diametralmente opposta a quella lungo la quale è avvenuto l'accesso al Monte. Dal momento che l'arco compiuto attorno alle sue pendici è stato inferiore ai 180°, Dante guadagna l'accesso al Paradiso Terrestre prima di giungere a quest'ultima "ruina".
Siamo certi di quanto affermato, perché il Poeta, proprio quando si trova a salire l'ultimo tratto di scale, ha il Sole al tramonto esattamente dietro le spalle. Dato che nei giorni del viaggio esso sorge con una leggera declinazione verso Nord, tramonterà altresì con la stessa declinazione, sempre verso Nord.
La seguente immagine varrà più di mille parole:
In rosso le fratture lungo le pendici del Monte; in verde il percorso seguito.
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