L'ombra di colui - Parte 3
Eccomi giunto alla terza e ultima parte della lunga ma (spero) interessante disamina, dove riporto quale possa essere l'identità di questo misterioso personaggio.
La figura che meglio sembra adattarsi alla descrizione presentata è quella di Ponzio Pilato. Tale lettura fu proposta per la prima volta da E. Bambarani (Due chiose dantesche, Verona 1897), ripresa poi anche dal Pascoli.
Vediamo se le considerazioni fin qui esposte si adattano a questa figura storica: prefetto in Galilea per un decennio durante il regno di TIberio, è famoso perchè fu giudice nel processo a Gesù, durante il quale si rifiutò di condannarlo (sappiamo che in seguito se ne lavò le mani), cedendo poi di fatto alle richieste dei sadducei che ne chiedevano al crocifissione. Impedire e sedare rivolte o tumulti era una sua responsabilità; ciò che fece quando si vide chiamato a giudicare il Cristo fu un valido esempio di come abbia fino all'ultimo cercato di evitare problemi molto più gravi. In Gesù, riconobbe il Redentore, ma lasciò che venisse crocifisso; si rifiutò di lasciarLo libero, pur avendo la possibilità di farlo; Lo fece flagellare per impietosire la folla, ma non ottenne il risultato sperato; si offrì di liberare Barabba, la qual cosa però non sortì alcun effetto. Per queste ragioni, a mio avviso, Dante lo identifica come colui che fece il gran rifiuto: si è rifiutato di compiere il proprio dovere di giudice, di giudicare innocente il Cristo e lasciarLo libero. Se ne lava le mani, venendo meno alle proprie responsabilità, di uomo e di giudice.
La sua condotta fu dettata dalla paura? Se leggiamo il Vangelo di Giovanni (19:12), il Vangelo di Luca (23:23), comprendiamo perchè il Poeta lo consideri un vile. Egli temeva di essere denunciato all'Imperatore per aver seguito un uomo che si era proclamato re (Gesù fu accusato di essersi proclamato re dei Giudei). Si era così trovato in una situazione apparentemente senza via d'uscita e l'unico modo per venirne a capo sembrava quello di compiacere coloro che pretendevano la crocifissione del Cristo, per evitare quanto meno una rivolta. Pilato, per paura di ritorsioni personali, rifiuta di proclamare l'innocenza del Cristo, di fare, per così dire, giustizia. E ora, nel Vestibolo, è costretto a seguire il simbolo di quella Giustizia che in vita non aveva voluto (o non aveva avuto la capità) di amministrare con saggezza. Egli lascia che il Cristo venga crocifisso, che il Suo sangue innocente venga sparso e ora è il suo ad essere ugualmente sparso; quello che cambia è il modo: mentre Gesù veniva incalzato lungo la Via Crucis dai centurioni con le fruste (dopo essere stato pesantemente flagellato) ora egli è stimolato da mosconi e da vespe. Gesù era stato umiliato a portare sul capo una corona di spine, che gli faceva colare il sangue sul volto; ora egli ha il volto rigato dal sangue (Inf III v. 67) che poi cade a terra a nutrire fastidiosi vermi. Penso di poter mettere a paragone i pungiglioni di questi insetti, così molesti, con le spine della corona posta sul capo del Cristo.
Chi sono tutte le altre anime che, insieme a Ponzio Pilato, corrono dietro all'insegna? Sono le ombre di coloro che, pur potendo agire e con le loro azioni impedire al male di essere compiuto, hanno invece deciso (per codardia) di sottrarsi al loro dovere morale. Se ne sono rimasti in disparte, attendendo di vedere come le cose sarebbero poi evolute. Sono tutti coloro che hanno lasciato che il Cristo venisse crocifisso, ancora e ancora, nel corso dei secoli.
"È infatti giustissima pena del peccato che ciascuno perda ciò che non volle bene usare quando poteva usarlo. Cioè che colui che conoscendo il bene non lo fece perda anche di conoscere ciò che è bene e colui che, potendo fare il bene, non volle farlo, perda anche la possibilità di farlo quando vuole." (De Natura et Gratia, 81 - Sant'Agostino)
La schiera di ombre nel Vestibolo è mischiata a quel cattivo coro degli Angeli neutrali, ma con essi condivide solo parte della punizione. Le due turbe, benchè confuse l'una nell'altra, hanno destini differenti. Gli Angeli sono condannati a non poter più stare in Paradiso, ovviamente, e a inseguire l'insegna, simbolo di quel senso di Giustizia che non seppero dimostrare, per cui non seppero distinguere il Bene dal Male. Le ombre degli sciagurati, oltre a tutto questo, soffrono anche per le punture di insetti che rigano lor di sangue il volto, simbolo del sangue versato durante la Passione di Cristo, e non quello che non hanno versato in battaglia. È solo dunque con la morte del Figlio di Dio che il Vestibolo inizia a popolarsi delle anime degli uomini considerati pusillanimi, sdegnati tanto dai Cieli quanto dall'Inferno. A ulteriore conferma della bontà dell'intero discorso, si tenga presente che in Purgatorio (canto XX), Filippo il Bello viene definito "novo Pilato" per via del fatto che non impedì l'oltraggio ai danni di Bonifacio VIII (vicario di Cristo), comportandosi da vile.
Come ultimo appunto, voglio far notare che Dante poteva aver visto diverse riproduzioni di Pilato:
- Sarcofago di Giunio Basso, risalente al IV sec.;
- mosaico di Sant'Apollinare nuovo, del VI sec.;
- Affresco della Flagellazione, di Giotto alla Cappella degli Scrovegni;
- Tavola della Maestà, di Duccio di Boninsegna.
Ecco perchè, quando lo vede, lo identifica immediatamente.
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