La concubina di Titone Antico
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Seduto sulla fresca radura della Valletta dei Principi, Dante sembra prendersi tutto il tempo necessario per ammirare il cielo, quasi a voler recuperare occasioni perse e fugaci momenti, duranti i quali non ha avuto modo di godere appieno del magnifico spettacolo offerto dal cielo stellato. E allora adesso si sofferma forse più del dovuto e descrive stelle e gruppi di stelle e propone inoltre una suggestiva immagine:
La concubina di Titone antico
già s'imbiancava al balco d'orïente,
fuor de le braccia del suo dolce amico;
di gemme la sua fronte era lucente,
poste in figura del freddo animale
che con la coda percuote la gente;
e la notte, de' passi con che sale,
fatti avea due nel loco ov' eravamo,
e 'l terzo già chinava in giuso l'ale;
Purg IX, vv. 1 - 9
Cosa può rappresentare "la concubina di Titone antico"? Perché si parla di "amico" e non di marito? E qual è il "freddo animale" che con la sua coda "percuote la gente"? In altri termini, a quale costellazione si sta facendo riferimento? Essa è una qualsiasi costellazione del cielo australe o appartiene allo Zodiaco?
Per rispondere a queste domande sarà bene porre l'attenzione su ciò che il Poeta afferma in questi stessi versi: egli specifica che due ore della notte sono già trascorse mentre la terza è quasi giunta alla fine. In base a queste indicazioni, possiamo affermare che ci troviamo all'incirca alle 9 di sera. Tenendo al solito conto della posizione geografica del Monte e dell'indicazione sull'ora, è possibile stabilire quale potesse essere la conformazione del cielo agli occhi di Dante, per stabilire che "la concubina di Titone antico" sia l'alba lunare e di conseguenza quale sia "il freddo animale" a cui qui si sta facendo riferimento.
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