La caduta di Lucifero
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L'evento noto come "Caduta di Lucifero" è così importante che il Poeta ne fa cenno in ciascuna Cantica. La prima volta nel XXXIV canto dell'Inferno: è Virgilio a spiegarne con dovizia di particolari la dinamica che, sia detto in tutta onestà, non è così semplice da descrivere. Nei versi in questione il balletto degli avverbi di luogo e delle varie indicazioni è evidente e tutt'altro che chiaro, a una prima e più superficiale analisi. Proviamo a fare un poco di ordine: sappiamo che Dante e Virgilio si trovano nella "natural burella", una sorta di cavità nella roccia che ospita le zampe di Lucifero. Gli avverbi "qua", "da questa parte" e analoghi si riferiscono all'Emisfero Australe; l'"Emisperio nostro" è invece quello Boreale e indica la direzione opposta. Analizzando con attenzione i seguenti versi:
Da questa parte cadde giù dal cielo
e la terra, che pria di qua di qua si sporse,
per paura di lui, fé del mar velo,
e venne a l'emisperio nostro; e forse
per fuggir lui lasciò qui loco vòto
quella ch'appar di qua, e sù ricorse.
Inf XXXIV, vv. 121-126
si deduce la seguente dinamica: Lucifero colpisce la superficie del globo dal lato dell'Emisfero Australe; scrive infatti Dante: "da questa parte cadde giù dal cielo". In un primo momento la terra, inizialmente del tutto ricoperta dalle acque, si sporse per assistere a quello strano spettacolo, a quell'immane folgore scendere dai cieli. Mano a mano che l'Angelo ribelle si allontanava dal suo luogo di origine, assunse fattezze sempre più mostruose, tanto che la terra, dapprima incuriosita, iniziò a ritrarsi inorridita: "per paura di lui, fé del mar velo". Si ritirò cioè il più lontano possibile da quella creatura, andandosi a rifugiare nell'Emisfero opposto, il Boreale, emergendo dalle acque. Si erano formate le terre emerse che saranno poi abitate dall'Uomo e che verranno indicate con il nome di Ecumene. Per evitare del tutto il contatto con Lucifero, le viscere della Terra si scossero fin nel profondo, eruttando violentemente verso l'esterno e lasciandogli attorno uno spazio vuoto, che andrà a formare il condotto lungo il quale è caduto e la "natural burella". Il materiale eruttato ha poi iniziato a ricadere sulla superficie andando in parte a ostruire quel condotto e il resto a formare la montagna sacra del Purgatorio.
Un secondo importante riferimento all'episodio avviene quando i due poeti si trovano nella cornice dei superbi, nella seconda Cantica. Lì il pavimento di roccia è intagliato da bassorilievi, come i pavimenti delle chiese, che rappresentano scene di superbia punita e di umiltà premiata. Il primo esempio di superbia punita, neanche a farlo apposta, è quello della caduta di Lucifero:
Vedea colui che fu nobil creato
più ch'altra creatura, giù dal cielo
folgoreggiando scender, da l'un lato.
Vedëa Brïaero fitto dal telo
celestïal giacer, dall'altra parte,
grave a la terra per lo mortal gelo.
Purg XII, vv. 25-33
Ritengo che "da l'un lato" e "dall'altra parte" non si riferiscano al lato del piano della prima cornice, nel senso che qui Dante non si sta preoccupando di stabilire se quel bassorilievo è dalla parte aperta, verso il mare, o verso le pendici del Monte. Questo, come minimo, per due ragioni: primo perché con il verso "quanto per via di fuor del monte avanza" ha già precisato che le sculture si trovano dal lato aperto della cornice, e secondo perché non è qualcosa di così importante da dovervi indugiare più di tanto. Il riferimento è ben più fondamentale e di maggior portata.
Quando Dante e Virgilio raggiungono la "natural burella", si trovano a poggiare i piedi su quella che viene definita "picciola spera", che costituisce l'altra faccia della Giudecca. Questa sfera cinge i fianchi di Lucifero e altro non è che una pietra del fulmine. Si riteneva che i fulmini, colpendo il suolo, scagliassero in aria delle rocce le quali, poi, ricadendo davano luogo al fenomeno oggi conosciuto come caduta di meteoriti. Affinché Satana potesse precipitare sulla Terra, e veniamo qui all'ultimo riferimento di cui volevo discutere, quello nel Paradiso, era necessario appesantirlo in qualche modo, così che fosse soggetto alla forza di gravità, cosa che non sarebbe stata possibile essendo egli in ultima analisi solo spirito. Se però fosse stato soggetto a questa sola forza, sarebbe precipitato direttamente sul tratto di terre emerse come accadde ai suoi seguaci e come è rappresentato nel bassorilievo della prima cornice. Questo non avvenne per via del fatto che la sua traiettoria di caduta fu determinata dalla combinazione di due azioni distinte. Si prendano a tal proposito in considerazione i seguenti versi:
Né giugneriesi, numerando, al venti
sì tosto, come de li angeli parte
turbò il suggetto d'i vostri alimenti.
L'altra rimase, e cominciò quest'arte
che tu discerni, con tanto diletto,
che mai di circüir non si diparte.
Par XXIX, vv. 49-54
qui Beatrice spiega che, a rivolta sedata, gli Angeli rimasti fedeli a Dio presero a far ruotare le Sfere celesti come in una danza. Risulta dunque che alla forza di gravità diretta verso il centro della Terra, si aggiunse anche una spinta laterale, dovuta appunta al movimento dei Cieli.
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