Un indovinello dantesco
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In Paradiso XXVII leggiamo la seguente terzina, ai versi 136-138:
Così si fa la pelle bianca nera
nel primo aspetto della bella figlia
di quel ch'apporta mane e lascia sera.
Sul fatto che "quei che apporta mane e lascia sera" sia il Sole, non ci sono molti dubbi; diverso il discorso su chi possa essere la "bella figlia".
Vi sono due interpretazioni che sembrano andare per la maggiore.
La prima vuole che sia la Chiesa militante (in base alla cultura patristica), per cui, l'annerire delle guance sta a significare la perdita dell'innocenza all'interno delle gerarchie ecclesiastiche. La figlia del Sole è dunque la Luna, simbolo della Chiesa trionfante, la cui pelle, inizialmente bianca, per via della sua bellezza originaria, diventa nera, si deturpa a causa del peccato e della corruzione che la affligge. Ad avvalorare simile lettura, c'è il discorso dell'apostolo Pietro inerente la corruzione della Chiesa, oltre che i testi patristici e biblici. Risulta quindi innegabile che questa sia l'interpretazione più corretta, della difficile terzina.
La seconda lettura però apre ad altri scenari; essa vuole che la "bella figlia" sia la maga Circe, definita così in Aen. VII 11 (del Sol la ricca figlia), ad esempio. La chiave interpretativa è da ricercare, in questo secondo caso, nel ragionamento di Beatrice (e non nel lontano discorso di Pietro, seppure in apparenza inerente), molto più prossimo ai versi sopracitati, quando parla della cupidigia, intesa come il male in grado di allontanare l'Uomo da Dio, accostandolo altresì ai beni materiali, e perciò effimeri.
Il colore bianco delle guance dei fanciulli rappresenta la loro fede e innocenza, che si perdono al sopravvenire della cupidigia e di conseguenza il colore muta in nero.
La spiegazione della terzina è dunque la seguente: l'anima, inizialmente innocente e dotata di fede, è rappresentata dal fanciullo le cui guance sono bianche. In età adulta, ai primi assalti della voluttà, essa cede alla cupidigia, simboleggiata dalla "bella figlia" del Sole, la maga Circe, e per questo muta colore, passando dal bianco al nero. Come gli uomini venivano tramutati in maiali, perdendo la loro iniziale innocenza, secondo il mito, così le anime passano da un colore all'altro, sempre a opera della maga (la cupidigia), allontanandosi da Dio e accostandosi agli effimeri beni materiali.
Questa seconda interpretazione sembra più convincente per via del fatto che può essere legata al discorso che Beatrice fa in merito alla cupidigia, associata i peccati di gola, avarizia e lussuria proprio a ridosso della terzina al verso 136, anziché a quanto dice l'apostolo Pietro, nella sua invettiva contro la corruzione della Chiusa. Inoltre, c'è anche da dire che i primi commentatori hanno sì associato la Luna alla Chiesa militante, ma senza apportare sicure fonti a riguardo.
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Commenti
Mi sembra meno probabile che Dante pensasse alla chiesa. Non ho mai pensato che nel trecento si facesse distinzione fra la chiesa di fedeli che marciano verso la salvezza e l’istituzione di cui Dante era così critico.
RispondiEliminaGrazie per il suo commento. Le vostre osservazioni aiutano a capire meglio l'argomento e costituiscono sempre un ottimo spunto di riflessione.
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