Il Grifone nel Paradiso Terrestre - Pt.2
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È noto che Dante veda la processione come un'immagine riflessa negli occhi di Beatrice: Platone affermava che se si vuole conoscere la propria anima, occorra contemplarne un'altra. Tenendo conto di questa affermazione e se si segue l'iter degli eventi, risulta come Virgilio abbia condotto Dante al Paradiso Terrestre (simbolo della felicità in questa vita) per poi lasciarlo in custodia a Beatrice, affinché lo conduca al Paradiso Celeste (simbolo della felicità nell'altra vita, ovvero alla felicità sovrannaturale).
Risulta dunque che l'Uomo sia il tramite tra due emisferi, uno inerente agli enti corruttibili e l'altro a quelli incorruttibili: tali sfere sono destinate a separarsi, alla morte naturale dell'individuo. Ecco dunque che il Grifone, con le sue due nature fuse in una sola, viene a rappresentare proprio questo: la duplice natura dell'Uomo, costituita dalla natura umana (unione di anima e corpo) e dall'elemento divino (o simile al divino).
È solo dopo il lavaggio nel Letè che Dante può prendere coscienza del Divino che è in lui e tale consapevolezza avviene come una visione, attraverso ciò che gli occhi di colei che rappresenta "l'anima della sua anima", e che è seduta sul Carro trainato dal Grifone.
Il Carro è dunque il mezzo che trasporta la natura divina ( o daimon) di Dante; esso riporta al divino le anime che si sono liberate dai ceppi dei vincoli terreni.
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